Nato il 12 agosto 1954 in un paesino del Missouri, Pat Metheny è musicista sino dai primi anni della propria vita. Diciottenne è già insegnante di chitarra presso l’Università di Miami e il Berklee College of Music di Boston. Proprio in quest’ultima città entra a far parte della band del grande vibrafonista Gary Burton e, tra il 1974 e il 1977, partecipa alla realizzazione di tre album che Burton incide per la famosa casa discografica di Monaco ECM (“Ring”, “Dream So Real” e “Passengers”).
E’ in questo contesto musicale che Metheny approfondisce il proprio gusto melodico e la morbidezza dei toni del proprio fraseggio, grazie alla vicinanza di fini cesellatori quali lo stesso Burton, Steve Swallow e
Mick Goodrick. Grazie alla sicurezza acquisita durante gli anni di militanza nella band di Burton e dovuta anche alla sua esperienza di insegnante, poco più che ventenne, Pat Metheny registra il suo primo album solista con la ECM. Con lui sono l’ottimo batterista Bob Moses e un bassista sorprendente, Jaco Pastorius, destinato a diventare un caposcuola. “Bright Size Life” (maggio1976) è, a tutt’oggi, uno dei dischi più interessanti e riusciti di un trio elettrico e dello stesso Metheny.
Con questo lavoro ha inizio l’importante collaborazione con Manfred Eicher che con la sua ECM offre a Metheny, oltre alla possibilità di esprimere liberamente la propria creatività, una qualità di incisione dilivello altissimo che molto ha contribuito alla messa a fuoco di una sonorità precisa e inconfondibile.
Se oggi si può parlare di un “Metheny Style” lo si deve anche al contributo del produttore tedesco e di un ingegnere del suono quale Erik Kongshaug. La pulizia e l’alta definizione del suono resteranno da allora una caratteristica di tutti i lavori di Metheny che, grazie a uno staff di primissima qualità, riuscirà ad offrire anche nei suoi numerosissimi concerti. “Watercolors” (giugno1977) rappresenta il primo embrione di quello che sarà il Pat Metheny Group e la prima collaborazione discografica con Lyle Mays, non a torto considerato il co-leader del gruppo stesso. E’ un disco che, sebbene quasi rinnegato da Metheny come un errore di immaturità giovanile, offre molti spunti di sapienza melodica e mette in luce alcuni degli aspetti musicali che saranno via via sviluppati fino alla definizione del sound inconfondibile del gruppo.
Con “Pat Metheny Group” (luglio1978) il quartetto formato con Lyle Mays, Danny Gottlieb e Mark Egan offre una prova di affiatamento che mette in risalto una delicatezza del suono e dei ritmi capace di conquistare subito i favori del pubblico. Quest’album diventa uno dei titoli più venduti del catalogo ECM e fa esplodere la fama di Metheny. L’attività live del musicista del Missouri è sin dai primi anni davvero intensa e lo porta alla conquista di nuove fasce di pubblico e all’incontro con numerosissimi musicisti di valore. Ma pur essendo le sue collaborazioni a lavori altrui richiestissime, Metheny ha dato, in quegli anni, priorità assoluta allo sviluppo della propria musica e alla costruzione del proprio successo. L’unica artista che sia riuscita ad avere Metheny come side-man è stata Joni Mitchell in occasione del tour “Shadows and Lights”, in un gruppo di all-stars comprendente fra gli altri Lyle Mays, Jaco Pastorius e Michael Brecker. Negli anni
seguenti Metheny suonerà accanto a David Bowie, con Milton Nascimento, con la cantante yemenita NOA, della quale diverrà produttore, e con Bruce Hornsby. Ma queste collaborazioni non saranno mai estese all’attività live.
Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 la fama di Metheny registra una crescita costante tanto che anche un album molto intimista come “New Chautauqua” (aprile1979), realizzato da solo, ottiene un
grosso successo commerciale che si consolida ulteriormente con l’uscita di “American Garage” (febbraio1980) che riscuote un grosso consenso di critica e di pubblico. E’ a questo punto della sua carriera che Metheny, invece di cavalcare l’onda montante del successo, si dedica alla
realizzazione di un progetto più impegnato. Questo alternare prodotti più “commerciali” con lavori di più elevato spessore artistico resterà una delle note dominanti del suo modo di procedere e, per molti aspetti, una delle chiavi più importanti del suo successo. Infatti, ogni volta che si confronterà con lavori più “impegnati” lo farà proprio a partire dall’esigenza di una verifica del reale livello artistico raggiunto. La grande stima conquistata nell’ambiente jazz gli permette di realizzare l’album doppio “80/81” (novembre1980) con musicisti del calibro di Michael Brecker, Dewey Redman, Jack DeJohnette e Charlie Haden. L’eccellente risultato di questo lavoro ben testimonia il lato intellettuale del discorso musicale di Metheny che, tuttavia, non va identificato con un’attenzione preminente per il solo jazz. Infatti, l’apertura e la lucidità mentale del musicista lo portano ad interessarsi ai più diversi linguaggi musicali e a rifiutare etichette al suo modo di far musica, smentendo così coloro i quali, semplicisticamente, affiancano a un Metheny “leggero” un’altro Metheny “jazzista” e insinuano di una sorta di calcolo dello stesso nell’alternare le due figure; calcolo che dovrebbe andare a tutto vantaggio del lato “commerciale”. Ciò sarebbe vero se le prove impegnate risultassero di livello scadente e non fossero invece dei veri e propri gioielli capaci di catturare, oltre il consenso della critica più esigente e i raffinati cultori di jazz, anche i fans legati al filone musicale iniziato con “BrightSize Life”.
Metheny stesso ha più volte ribadito di considerare il proprio discorso musicale come un’evoluzione nella quale non ha senso distinguere tra un livello più elevato dell’altro; ogni nuovo passo trova riscontro più o meno esplicito nei lavori seguenti. Così a “80/81” fa seguito un album che solo in apparenza non ha niente a che fare con l’esperienza jazzistica: “As Falls Wichita, So Falls Wichita Falls” (giugno 1981) la lunga suite suonata da Metheny e Lyle Mays con la collaborazione del grande percussionista brasiliano Nana Vasconcelos è infatti
caratterizzata da parti interamente scritte alle quali si alternano,
secondo lo spirito proprio del jazz, lunghi episodi di pura improvvisazione. Quest’album offre senz’altro un suono più rassicurante rispetto al precedente “doppio” ma è nel contempo forse il più visionario mai prodotto dallartista. Da esso ha preso il via quel filone che va comunemente sotto il nome di New Age (altra etichetta rifiutata da Metheny per la sua musica) che, comunque, non è mai riuscito ad esprimere niente che possa anche lontanamente essere paragonato all’intensità qui raggiunta da Metheny e Mays. Altro aspetto importante di “As Falls Wichita, So Falls Wichita Falls” è la presenza delle coloriture brasiliane introdotte da Vasconcelos che avranno una parte molto importante nella costruzione dello stile del Pat Metheny Group così come si è espresso discograficamente tra il 1984 e il 1989. Ma già con
“Offramp” (aprile 1982), album del Pat Metheny Group, la presenza di atmosfere brasiliane fa capolino in un discorso che riesce a fondere l’ottimismo solare dei primi lavori con la maturità jazzistica conquistata con “80/81”. L’album, premiatissimo dalla critica, esplode nelle classifiche mondiali e porta il Pat Metheny Group al suo primo e trionfale tour mondiale. Durante questo tour viene registrato l’album doppio “Travels” (maggio 1983), uno dei migliori live di tutti i tempi. “Rejoicing” (novembre 1983) vede al fianco di Metheny il grande contrabbassista Charlie Haden e l’esplosivo batterista Billy Higgins, molto noti per il loro lavoro col pioniere del jazz moderno Ornette Coleman, e mette in rilievo la padronanza con la quale il chitarrista del Missouri riesce a confrontarsi con il grande jazz. Nell’estate dell ’83 il trio si propone in un breve tour che lo porta ad esibirsi nei maggiori Festival Jazz europei. La
diffidenza dei puristi jazz nei confronti di Metheny è definitivamente vinta grazie all’intensità dei concerti; alla prova del fuoco, assieme ai due mostri sacri, Metheny si rivela non solo all’altezza ma riesce a riportare in auge nel jazz uno strumento come la chitarra che, come si sa, non è mai stato centrale in questa musica.
Con “First Circle”, titolo emblematico per il nuovo album del Pat Metheny Group (settembre 1984), si apre la fase dell’enorme successo del gruppo ormai padrone di uno stile inconfondibile nel quale sono perfettamente amalgamati l’elemento melodico, le tecniche jazzistiche e le coloriture sudamericane. Anche l’assetto del gruppo si stabilizza: Pat Metheny alle chitarre (elettrica, semiacustica, acustica e synth), Lyle Mays al pianoforte e alle tastiere, Steve Rodby al basso (elettrico e acustico), Paul Wertico alla batteria, il brasiliano Armando Marcal alle percussioni e il polistrumentista e vocalist argentino Pedro Aznar. A riprova del successo di questo nuovo album il tour europeo del gruppo viene gestito da uno dei più grandi organizzatori mondiali, quel Barrie Marshall di Londra che, fra gli altri, ha programmato il tour mondiale del grande ritorno di Paul Mc Cartney.
Nel 1985 a Metheny viene commissionata la colonna sonora per il film di John Schlesinger “The Falcon And The Snowman” che contiene ilbrano “This is Not America”, scritta da Metheny, e cantata da David Bowie assieme al P.M.G.
Ai progetti multistilistici di Metheny comincia ad andare troppo stretta l’ottica elitaria di Manfred Eicher e della sua ECM. Il successo e la fama mondiale necessitano del supporto di una multinazionale. Da qui il contratto miliardario con la Geffen, allora affiliata di grande prestigio e
fatturato della WEA.
Con la nuova casa discografica Metheny tenta subito la carta di un progetto rivoluzionario che spiazzando critica e pubblico propone la collaborazione con il padre del free-jazz, Ornette Coleman. “Song X” (maggio 1986) è un disco di alto contenuto sovversivo nel quale le
spigolose geometrie “harmolodiche” di Coleman trovano un aggiornamento in chiave elettrica, ma è soprattutto un lavoro di altissimo contenuto artistico che riesce a conquistare nuovi estimatori sia a Metheny che a Coleman.
Dopo aver dimostrato di saper suonare qualsiasi genere musicale, persino il free-jazz e l’avanguardia con il guru della minimal music Steve Reich (Lp “Different Trains” e “Electric Counterpoint”) Metheny puntualizza quanto già evidenziato con “First Circle”: “Still Life
(Talking)” (giugno 1987) riscuote un tale successo che il gruppo, rinforzato dai due ottimi vocalists e pluristrumentisti Mark Ledford e David Blamires (Pedro Aznar è impegnato in un proprio progetto discografico) decide di affrontare un tour mondiale di 254 concerti. Il
tour, forse il più lungo della storia della pop music, tocca l’Italia due volte, la prima nel 1987 e la seconda nel 1988. In entrambe le occasioni il successo è di notevoli proporzioni. Nel 1988 Il P.M.G. è invitato alla trasmissione televisiva di Renzo Arbore D.O.C. e la sua esibizione
rimane una delle perle di quella trasmissione. Con “Letter From Home” (giugno 1989) il P.M.G. realizza il suo lavoro, a tutt’oggi, di maggior successo. In quest’album viene raggiunta la perfezione stilistica del ciclo musicale iniziato con “First Circle” e quella fusione fra tutti gli elementi musicali elaborati durante i precedenti lavori.
Il 1990 è per Pat Metheny un anno di intensa attività discografica caratterizzata da collaborazioni di grande prestigio. Vengono realizzati “Question and Answer” in trio con Roy Haynes e Dave Holland, “Reunion” con Gary Burton, “Parallel Realities” con Jack
DeJohnette, Herbie Hancock e Dave Holland. Nel 1991 il Pat Metheny Group affronta un altro lungo tour al termine del quale Metheny si dedica interamente alla realizzazione del suo album solo “Secret Story” che uscirà nel 1992 e al quale seguirà un tour mondiale con un
gruppo di otto musicisti. Questo tour, interamente sold-out, segnerà il trionfo di Metheny ormai assurto alla dimensione di vera e propria star musicale senza aver per questo rinunciato a mantenere altissimo il livello artistico della propria produzione.
Il live “The Road To You” è una selezione delle migliori esecuzioni del P.M.G. in occasione del tour del 1991 mentre “Zero Tolerance For Silence” è l’album più difficile e d’avanguardia che Metheny abbia mai realizzato e che sembra una risposta a quei critici che vedono nel
successo trionfale un pericolo per l’ispirazione e la freschezza che hanno sempre caratterizzato la musica di Metheny stesso. “I Can See Your House from Here” è l’album che vede John Scofield e Pat Metheny suonare assieme per la prima volta. Chi ha avuto la fortuna
di ascoltare il quartetto che, oltre ai due chitarristi, comprendeva SteveSwallow e Dave Stewart durante i concerti dell’estate 1994 ha assistito a qualcosa di davvero memorabile. Era forse dai tempi gloriosi del grande pop degli anni ’70 che non si ascoltava un concerto di tale impatto e intensità, con un repertorio vastissimo capace di includere senza stridori il jazz tradizionale, il free, il pop, il folk e la rivisitazione di grandi classici.
Il 1995 ha visto l’uscita di “We Live Here”, l’album del Pat Metheny Group, caratterizzato da forti innovazioni stilistiche e dall’uso di linguaggi musicali di più vasta fruizione, che nasce dalla consapevolezza del livello di popolarità raggiunto e dall’idea di consolidare e ampliare il
successo senza cadere in banalizzazioni di sorta. In Italia Metheny si rende disponibile a una promozione di massa, decide di scrivere ed eseguire la colonna sonora di un film italiano – “Passaggio per il paradiso”, prodotto da Massimo Cristaldi -, di affiancare Pino Daniele
nel suo tour “Non calpestare i fiori nel deserto” e di partecipare come ospite al Festival di Sanremo. La scelta di affrontare il giudizio della più grande platea televisiva italiana in fatto di musica nasce dalla certezza che i valori della melodia (la ballad presentata, il tema di Marta dal film citato, è fra le più belle e delicate scritte da Metheny) possano affermarsi al di là dei contesti nei quali vengono presentati ed è una scelta vincente; milioni di telespettatori rimangono catturati dalla performance di Metheny che conquista nuovi fans anche tra un pubblico lontano dal suo.
La stima che il pubblico italiano nutre per il musicista del Missouri èstata ulteriormente dimostrata dalle ovazioni (fino a cinque minuti reali ascena aperta) ricevute durante le sue performances assieme a Pino Daniele e dal successo trionfale del loro tour.
Altri impegni discografici, altre collaborazioni di grande prestigio caratterizzano il 1996 e il 1997. Oltre al cd realizzato col trio di Kenny Garrett “Pursuing the music of John Coltrane”, nel quale Pat ripercorre la forte spiritualità dellapproccio coltraneiano al jazz e alla
complessità del fraseggio associa sempre la soluzione melodica, il cantare sulle sei corde, arrivano altri cd quali: “Quartet” col Pat Metheny Group in quartetto del novembre ’96, il capolavoro in duo con Charlie Haden “Beyond the Missouri Sky”, l’ultimo lavoro del Pat Metheny Group “Imaginary Day” (ottobre ’97) in cui la musica del gruppo, pur
radicata nella sua ispirazione originale, compie una chiusura simbolica del ciclo iniziato con First Circle portandolo alle sue estreme conseguenze sia rispetto al nucleo forte dellesplorazione delle musiche del mondo, sia rispetto alluso dei linguaggi più attuali, preludio
probabile a un second circle Il 1998 vede la pubblicazione di due interessanti collaborazioni di Pat. La prima è Like Minds con il grande pianista Chick Corea; la seconda è
The Sound of Summer Running, lavoro del contrabbassista Marc Johnson al quale partecipano fra laltro laltro grande chitarrista della generazione di Pat, il lirico e sperimentale Bill Frisell, e il raffinato e poliedrico batterista Joey Baron. Questo disco mette a fuoco lamore condiviso dai quattro per le ballads e per il folclore statunitense, in una caleidoscopica fusione di generi musicali americani che vanno dal blues al jazz passando attraverso il rock e il country; un piccolo gioiello. Oltre ai citati lavori discografici, Metheny affronta col PMG un tour mondiale per promuovere Imaginary Day.
Il 1999 lo vede impegnato con due progetti molto diversi fra loro: la colonna sonora del film A Map Of The World del giovane regista statunitense Scott Elliott e un tour in trio con il contrabbassista Larry Grenadier e il batterista Bill Stewart. Per la colonna sonora e il relativo
CD Pat scrive tutte le musiche e si avvale per lorchestrazione e la conduzione di una grande orchestra da camera della collaborazione di Gil Goldstein. Il CD A Map of The World esce nel febbraio del 1999 e rivela un Metheny al top dellispirazione e del lirismo, la qualità del
suono in generale e della sua chitarra acustica è prodigiosa.
Dopo un breve tour europeo che porta il trio composto con i due giovani musicisti in tutti i principali festival del jazz europei, con ben undici concerti nella sola Italia, il 2000 vede luscita, alla fine di febbraio, di Trio 99>00 il CD realizzato con Grenadier e Stewart e che contiene
cinque composizione inedite di Pat. Qualche mese dopo esce il CD doppio registrato durante il tour del trio Il 18 aprile esce lattesissimo Pat Metheny Songbook che raccoglie tutta la musica scritta e registrata da Pat sia come leader e co-leader che come ospite di altri artisti. Ultima uscita è quella del nuovo CD del Pat Metheny Group, Speaking of Now.
Fonte : Wikipedia